Come l’Italia sta morendo

E’ certo, i treni hanno sempre ottime storie da offrire.
E questa è una di quelle.

Mi ritrovo a dover prendere un treno come quelli che prendo ogni giorno, per tornare nella mia lontanissima casa (ancora mi chiedo perchè lo sto facendo), ma più tardi del solito.
Solitamente i treni dopo le 19 sono sempre un po’ particolari, forse per la quantità di feccia che vi sale sopra (me compreso).
La controllora è piazzata sulla banchina per controllare i biglietti prima che la gente salga, in modo da prevenire in anticipo il classico viaggio senza biglietto. Un ragazzo di colore, ovviamente senza biglietto, tenta di salire ugualmente, ma lei lo intima più volte di allontanarsi, in maniera molto decisa. Probabilmente non è la prima volta che ci prova.

Nel frattempo sento che un tizio (perfettamente italiano, palestrato, con la ragazza) dice alla controllora che “l’abbonamento me l’ha fatto mio padre, non so se me l’ha caricato sulla tessera, non ho la ricevuta cartacea, ma devo salire”, e la controllora gli dice di aspettare, che gli avrebbe controllato la tessera non appena la situazione fosse stata più calma.

Il ragazzo fa svariati tentativi, e poco prima che il treno parta, tenta un’ultima volta di lanciarsi a bordo.

La controllora fa di tutto per farlo desistere, mentre il palestrato di prima dalla banchina inizia a urlare e si piazza in mezzo tra la controllora e il nero e, inveendo contro quest’ultimo, riesce a salire tra mille insulti e mettendo quasi le mani addosso al ragazzo, che rimane sulla banchina (anche lui urlando) mentre il treno parte.

Dopo tutto questo, partono 10 minuti di salsa di insulti continui (davvero, non riesco a capire come una persona trovi così tanti modi di insultare qualcun’altro) a lui, ai neri, agli immigrati, tutto condito con sapore del classico e intramontabile “non sono razzista ma..”.

La controllora ha pure ringraziato più volte il palestrato.

Avete capito cos’è successo?
Il bomber è riuscito a scroccare il passaggio senza aver palesemente fatto l’abbonamento, sfruttando la situazione di crisi della controllora. Un mito.
Ah, per inciso, la capotreno era una gran bella ragazza.
Secondo voi l’avrebbe fatto per una cessa? O se avesse avuto il biglietto valido? O se il tizio non fosse stato un nero?
La risposta ad almeno 2 di queste 3 domande è sicuramente no.

Ora, questi immigrati che fanno perdere tempo alla gente che lavora e che molte volte si permettono pure di prendere per il culo le nostre regole, non mi piacciono proprio (escludendo da questa valutazione tutti coloro che arrivano qui senza niente e devono in un qualche modo sopravvivere, non quelli con la maglia di Gucci, l’Iphone e che non pagano 6 euro di treno da Torino ad Alessandria).
Sicuramente mi ha fatto più schifo l’italiota medio che ha, come da ottima tradizione italiana mafiosa e truffaldina, frodato il sistema infilandosi subito in una falla (forse per poi infilarsi nelle mutande della capotreno, ma questo è un altro discorso).

Il razzismo è sempre uguale. Ci vogliono pochi secondi per individuare un razzista e sono fatti tutti con lo stampino. Così com’è facile individuare l’italiano medio, il popolino, quello che pensa ciò che si legge su facebook, ciò che dicono i politici.
Si vede dalla mediocrità con cui vengono espressi concetti, triti e ritriti, semplici e decisi.

Accoglienza, fratellanza, tolleranza, sono parole vane. Non hanno alcun significato se vengono pronunciate da pochi, e attuate ancora meno.

E’ così che l’Italia sta morendo. Nella chiusura, nell’ignoranza e nel raggiro.